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Paura e libertà all’amerikana

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Impressionismo da strada, sulle sponde del Potomac e dell’Anacostia… Qualche anno fa, diciamo a cavallo del 2000, Washington era ancora una delle città se non la città più pericolosa degli U.S. perlomeno in certi quartieri. Era anche la più densa di popolazione nera. Oggi, che le “bonifiche” dal centro di D.C ai villaggi della cintura si susseguono incessantemente alzando il prezzo e il tenore di vita e mettendo in allontanamento/fuga le frange più povere, spesso sempre nere, qui si respira insieme un’aria di libertà e di paura. Libertà per tutto quello che puoi fare, che corrisponde a tutto ciò che non è proibito, e per gli ascensori sociali più o meno limpidi ma sempre in funzione. Paura, perché il rapporto tra polizia e cittadini si basa essenzialmente sul reciproco timore. Gli abitanti temono la polizia che fa da deterrente e spesso (gli episodi li leggete quasi quotidianamente sulla stampa internazionale) da giustiziera, i poliziotti temono che gli sparino addosso i cittadini, in un flusso di paura che colpisce.

Anni luce, nel bene e nel male, dall’Italia dove la libertà si è tinta da un pezzo dei colori del privilegio e della licenza ma ancora non serpeggia sulla pelle questa paura, e di solito è la cialtroneria a farla da padrona. La mia preoccupazione è che da noi il primo fattore, la libertà svanita, permarrà impavido mentre il rischio è che ci si indirizzi all’amerikana per il secondo, la paura, in una società allo sbando. Poi vedo un tg italiano da qui e capisco che sono davvero anacronistico…

o.b.


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